L’economia civile e la ricerca della felicità

18 Dicembre 2020 Anna Bolzan Riflessioni

L’approccio dell’Economia Civile, sviluppato dagli economisti Luigino Bruni e Stefano Zamagni, delinea una nuova prospettiva culturale volta a conciliare le interazioni economiche del mercato con i principi di reciprocità e fraternità già espressi nel Medioevo e nell’Umanesimo Civico dei secoli XV e XVI, e ripresi più tardi nel Settecento dalla scuola di Napoli, guidata da Antonio Genovesi. Partendo dall’assunto che le persone sono realtà relazionali, il mercato viene spiegato come un luogo di vantaggio reciproco, dove le relazioni non sono motivate né solo dall’interesse personale né solo dall’altruismo, ma da un virtuoso equilibrio di entrambi. La reciprocità offre la possibilità di realizzare i propri progetti di vita all’interno di una dimensione di mutuo valore, in cui si riconosce l’altro come necessario alla propria autorealizzazione. L’Economia Civile attribuisce un volto umano all’attività economica e sceglie il principio di reciprocità come l’elemento chiave per raggiungere il “bene comune”. Nel bene comune le persone non sono parte di un indistinto gregge sociale, ma rappresentano unità uniche e irripetibili, ciascuna apportatrice di un contributo e ugualmente importante. Pertanto, non è possibile anteporre il bene di un singolo a scapito di quello di un altro.

Sebbene negli ultimi trent’anni la produzione economica mondiale sia più che triplicata, i benefici di tale sviluppo hanno raggiunto solo marginalmente le classi più povere della popolazione, aumentando le disuguaglianze economiche e sociali. Concentrarsi solo sulla crescita economica, senza tener conto della sua distribuzione, è come tappare il pentolone del divario con un coperchio fatto dalla ricchezza di pochi. Anche se chiuso, il pentolone dentro resta vuoto.

Pensare che questo tipo di crescita economica sia sinonimo di felicità è forse troppo riduttivo.

La logica dell’utilitarismo, che ci propina un oggetto per soddisfare un bisogno, non realizza il nostro desiderio di essere felici. Siamo esseri umani, meritiamo di più.    Contro corrente, l’Economia Civile ci parla di felicità in termini di persone e non di cose, invitandoci a perseguire l’espansone di beni relazionali e non l’accumulo di beni di mercato. Paradossalmente, la felicità individuale si realizza con la felicità degli altri. La nostra felicità è una felicità pubblica.